Titolo: I Giovedì Colorati #2
Artista: Giuseppe Stampone
Data: giovedì 30 maggio ore 11.00
Luogo: Auditorium Josef Svoboda
Via Vincenzo Berardi, 6 (MC)
L’Accademia di Belle Arti di Macerata è lieta di annunciare il secondo appuntamento I giovedì colorati, un progetto a cadenza mensile che vuole entrare nel vivo dell’arte contemporanea presentando gli artisti più brillanti del panorama italiano, invitati a raccontare in prima persola le loro passioni, il loro modus operandi.
Il secondo incontro di questo programma è dedicato a Giuseppe Stampone che, in dialogo con Rossella Ghezzi e Antonello Tolve, racconterà giovedì 30 maggio 2019, ore 11:00, Auditorium Josef Svoboda, il suo percorso intellettuale legato a quella estetica neodimensionale che l’artista ha trasformato nell’ampio progetto della Global Education.
Figura tra le più rappresentative del panorama attuale, Giuseppe Stampone (Cluses, 1974) è il padre di un sentiero in cui i meccanismi di apprendimento sono sigillo formale e modello discorsivo – regolatore e animatore, ad un tempo – del sapere pedagogico. Facendo del nexus e del social network il preludio di ogni operazione artistica, Stampone apre un discorso riflessivo che punta a rigenerare e ristrutturare il legame collettivo mediante social bridges tesi a formare griglie di comunicazione e modelli di conversazione aperti al plurale, alla compartecipazione, all’incontro di forze molteplici, multiformi, diversificate.
Con la Global Education l’artista edifica, da ormai oltre quindici anni, un circuito visivo che se da una parte mira a sabotare il luogo comune e a evidenziare l’importanza pedagogica che nel villaggio globale occupano le immagini pop, dall’altra analizza la contemporaneità elaborando abbecedari o mappe emozionali dedicate alle problematiche più scottanti dell’invasione e della ramificazione capitalistica.
«Il mio è un approccio concettuale, per me l’arte è linguaggio, mi interessa lo spazio-tempo all’interno dell’opera che oggi si manifesta con la dilatazione del tempo», suggerisce l’artista in un’intervista rilasciata a Giacinto Di Pietrantonio. «Nell’era della globalizzazione mi interessa recuperare il concetto del fare. […]. Il fare (il dare forma ai propri pensieri) implica un tempo di realizzazione che ci fa recuperare il nostro tempo intimo in antitesi alla velocità imposta dal mercato […]. Warhol si definiva una macchina, io una fotocopiatrice intelligente che però fa una sola copia. Lavoro alla scelta dell’immagine globale da internet ma con il desiderio di possederla come unicità, come momento unico. Questo è possibile nell’attimo dell’esercizio dell’appropriazione che non è più l’appropriazione dell’immagine, ma l’appropriazione del tempo dell’immagine, nel farla».