A Padova apre una nuova galleria d’arte con una mostra dedicata ai protagonisti dell’arte italiana e internazionale del XX e del XXI secolo, da Cindy Sherman a Jan Vercruysse e Takashi Murakami, da Yayoi Kusama a Marina Abramović e Francesco Clemente.
Curata da Cesare Biasini Selvaggi, l’esposizione AUDACI. Dalle avanguardie storiche agli artisti mascherati, l’arte del libero pensiero è visitabile dal 17 aprile al 30 agosto 2025 negli spazi storici di Palazzo Colonne, sede di 21Gallery.
Con l’apertura di Padova, cresce il progetto di 21Gallery, nato nel 2021 a Treviso dalla scelta di Alessandro Benetton di investire sulle idee del giovane imprenditore Davide Vanin con l’obiettivo di diffondere la cultura con particolare riferimento alle arti visive, ottenere un impatto positivo sul territorio, stimolare il rapporto arte e impresa, promuovere la trasparenza nel sistema dell’arte per coinvolgere nuovi potenziali collezionisti e sostenere concretamente gli artisti rappresentati. Valori condivisi da Ernesto Fürstenberg Fassio che, attraverso Banca Ifis, nel 2024 entra nel capitale sociale del gruppo.
La nuova sede, oggetto di un importante intervento di riallestimento del collettivo Fosbury Architecture, è diretta da Elena Comin, manager proveniente dal mondo del marketing e della comunicazione, collezionista e appassionata d’arte.
“Sono grato ad Alessandro Benetton che, credendo per primo in questo progetto, ci ha permesso di intraprenderlo e di coinvolgere oggi importanti collezionisti e imprenditori. Elena Comin nasce come amica collezionista e vedere oggi la sua apertura a Padova, primo passo del nostro piano di espansione, mi riempie di gioia”, dichiara Davide Vanin.
Curata da Cesare Biasini Selvaggi, la mostra inaugurale – AUDACI. Dalle avanguardie storiche agli artisti mascherati, l’arte del libero pensiero – rende omaggio a Padova, città che ha sempre accolto e promosso il libero pensiero, alimentandolo e trasformandolo in sapere, arte e innovazione.
“Padova è una città che non ha mai temuto il pensiero libero”, scrive Elena Comin. “È la città in cui insegnò e passò i suoi anni più proficui Galileo Galilei, che qui rivoluzionò la scienza sfidando dogmi secolari. È la città che accolse l’innovativa visione di Giotto, che ruppe con la rigidità medievale per dare vita a una pittura più umana, più vera, più emozionante (non è forse suo il primo bacio della storia dell’arte?). Il suo spirito è sempre stato quello di chi osa, di chi sfida il già detto, di chi cerca oltre. Questo stesso spirito attraversa dalle sue origini l’Università di Padova, il cui motto Universa Universis Patavina Libertas celebra un principio fondante: la libertà, incondizionata e per tutti. Non a caso proprio presso l’Università di Padova nel 1678 si laureò, prima donna al mondo, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, aprendo una breccia nell’accesso al sapere fino a quel momento impensabile”.
La mostra
“La mostra intende ricostruire, dagli inizi del novecento fino a toccare il nostro tempo, un percorso nell’arte del libero pensiero, nella ricerca audace, nella guerriglia eversiva, non scevra di aloni di follia e visionarietà, in espressioni disallineate, scomode, quindi spesso isolate, emarginate, impopolari, derise, ostacolate, ostracizzate, o addirittura censurate, di artisti che hanno operato e operano al di là del mainstream, che hanno indicato e indicano un’altra via possibile al nostro stare al mondo, che praticano una ricerca attivista, o meglio artivista, di frequente silenziosa, ma quantomai indispensabile strumento di resistenza con uno specifico potenziale di agire nel mondo. Parte tutto dal loro moto ribelle, della mente e dell’anima, che si fonde con la loro coscienza sociale e politica. D’altronde l’arte, per sua natura, è politica in quanto spazio relazionale”, scrive Cesare Biasini Selvaggi.
Il percorso espositivo, comprensivo di circa trenta opere tra dipinti, sculture, installazioni e fotografie, parte dalle avanguardie storiche, con una selezione di dipinti dal futurismo di Giacomo Balla (Forze di paesaggio + polvere, 1918), passando per il mondo immaginario di Yayoi Kusama (Polka Dots, 1990) e la pittura di Carla Accardi (Orli neri, 2000) tra le figure più rappresentative dell’astrattismo nel secondo dopoguerra. Dall’universo essenziale della modernità di Alex Katz (Turban, 1971) fino alla ricerca di protagonisti della creatività contemporanea, come l’artista concettuale Jan Vercruysse (Les Paroles XXII, 1998), Cindy Sherman con i suoi personaggi immaginari (Untitled #166, 1987) e Catherine Opie (Miggi & Ilene, Los Angeles, California, 1995), una delle figure più importanti della fotografia contemporanea. La mostra si conclude con alcuni autori emergenti provenienti dal contesto dell’arte urbana, da Gonzalo Borondo (Cristo gif, 2021) a Laika (Self Portrait against war, 2024), artista mascherata, la cui identità rimane ignota.
Siamo ancora capaci di essere audaci? A questa domanda alcuni artisti contemporanei, come nel caso di Laika, Manu Invisible o di Andrea Villa (anch’esso nome d’arte), oggetto di un’approfondita ricerca condotta da Cesare Biasini Selvaggi, rispondono indossando una maschera. Nemici del politicamente corretto, senza paura di provocare il pubblico, per la loro pratica artistica antagonista al sistema dominante continuano a ricevere intimidazioni e ingiurie. La maschera conferisce loro la spinta necessaria a continuare una ricerca libera, a esprimermi senza paura delle conseguenze, e a vivere un’esistenza normale quando non la indossano.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo Silvana editoriale (italiano/inglese, 96 pagine) con la prefazione di Elena Comin, il saggio storico-critico di Cesare Biasini Selvaggi, le schede delle opere, un’intervista inedita a Laika e un ricco apparato iconografico.
Artisti in mostra: Marina Abramović (Belgrado, 1946), Carla Accardi (Trapani, 1924-Roma, 2014), Valerio Adami (Bologna, 1935), Giacomo Balla (Torino, 1871-Roma, 1958), David Batchelor (Dundee, Scozia, 1955), Gonzalo Borondo (Valladolid, Spagna, 1989), Francesco Clemente (Napoli, 1952), Giorgio de Chirico (Volo, Grecia, 1888-Roma, 1978), Jan Fabre (Anversa, Belgio, 1958), Lucio Fontana ((Rosario di Santa Fe, Argentina, 1899-Varese, 1968), Damien Hirst (Bristol, UK, 1965), Alex Katz (New York, USA, 1927), Jannis Kounellis (Pireo, Grecia, 1936-Roma, 2017), Yayoi Kusama (Matsumoto, Giappone, 1929), Laika, Christoph Meier (Vienna, 1980), Joan Miró (Barcellona, 1893-Palma di Maiorca, 1983), Henry Moore (Castleford, UK, 1898-Much Hadham, UK, 1986), Takashi Murakami (Tokyo, 1962), Catherine Opie (Sandusky, USA, 1961), Sergio Padovani (Modena, 1972), Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), Piero Pizzi Cannella (Rocca di Papa, 1955), Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967), Conrad Shawcross (Londra, 1977), Cindy Sherman (Glen Ridge, USA, 1954), Emilio Vedova (Venezia, 1919-Venezia 2006), Jan Vercruysse (Waregem, Belgio, 1948-Bruges, Belgio, 2018).
Palazzo Colonne è un edificio di pregio architettonico e interesse storico-artistico, sito nel centro storico di Padova. Edificato nel secondo quarto dell’Ottocento e affacciato su via San Francesco, sorge a fianco della tomba di Antenore, leggendario fondatore della città.
21Gallery ha sede al piano terra. I suoi interni sono caratterizzati dalla presenza di due colonne in marmo nero d’Africa di epoca romana. Il riallestimento degli spazi è stato affidato al collettivo Fosbury Architecture, curatore del Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2023.
Fosbury Architecture (FA) nasce nel 2013 come collettivo fondato da Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi. FA considera l’architettura come uno strumento di mediazione tra esigenze collettive e individuali, aspettative e risorse, sostenibilità e pragmatismo. FA si occupa di progetti culturali e curatoriali, allestitivi, e di riuso adattivo.